mercoledì 2 marzo 2016

Riassunto della settimana

La componente catastrofica che caratterizza il millennio che stiamo vivendo non accenna a nessun tipo di calo di intensità. I pericoli provenienti dal medio oriente, la migrazione di massa dalle zone di guerra, la desertificazione galoppante del pianeta (che lascia pensare che la migrazione di massa non sia dovuta solo alla guerra), la scarsità di risorse, il pericolo del terrorismo, il partito repubblicano statunitense, sono tutti fattori che concorrono ad alimentare un clima di disagio diffuso, solo marginalmente attutito dalla dilagante povertà economica e culturale che caratterizza la contemporanea Europa occidentale (il periodo appena scritto è un paradosso).

Il tacito accordo tra i media e la popolazione che ha accesso ai media sembra prevedere che, vista la mancanza di un qualsiasi tipo di futuro leggibile in chiave lontanamente ottimista, è meglio preoccuparsi dell’immanente pericolosità del presente con l’obiettivo di considerare in percentuali poco inferiori alla mortalità da tumore la possibilità di finire per morte violenta, martiri di una lotta che non è dato sapere a chi appartenga. E possibilmente, durante questa faticosa attesa, cercare di far circolare la maggior quantità di denaro possibile tra un’esternazione di un parere non necessario e l’altra.


L’aria che si respira nelle grandi città è quella di una specie di volontà di cancellare le conquiste del rinascimento per rituffarsi con rinnovata energia in una crociata reazionaria verso l’eccesso di libertà rese disponibili dalla società, nonostante un ventennio di infarinatura a base di serie tv americane. La visione generale che si ottiene guardando dall’esterno l’evolversi delle cose somiglia in maniera curiosa alla leggenda del cervello del dobermann: una massa in crescita oltre le capacità della sua scatola cranica che provoca intensi attacchi di rabbia.