sabato 10 gennaio 2015

il terrore corre sul Fido

cane poliziottoDopo che la soluzione di addestrare i cani poliziotto a riconoscere e distinguere potenziali terroristi nei luoghi pubblici affollati fu cassata come poco probabile (parecchi militari ritennero di usare come modello di riferimento terroristico per gli animali una versione di umano tutto sommato alquanto semplificata e generica, in quanto "i terroristi potrebbero essere anche i vostri vicini di casa”), molti adolescenti di provincia continuavano ancora, avendo scoperto l’abbigliamento e gli odori discriminanti della capacità omicida, a travestirsi in modo tale da
far abbaiare e ringhiare senza tregua pastori tedeschi trattenuti a stento da giovani guardie in difficoltà ma che avrebbero abbaiato volentieri anche loro. In realtà avrebbero volentieri lasciato quella corda e quei cani a compiere il dovere per cui erano stati formati, e non avrebbero patito il rimorso neanche per troppo tempo, ma i comandi dall’alto erano stati chiari nonostante la confusione che regnava nel paese e d’altra parte parecchi ragazzini di provincia erano davvero troppo giovani per essere azzannati come dei pericolosi terroristi. Ma a quel punto la situazione era già chiaramente sgusciata oltre ogni forma di controllo, ed in ballo non c’era mica poco: c’era il futuro della provincia del paese, quanto meno. A quei tempi si viveva una vita di incertezza continua ma se possiamo essere mai certi di una cosa, questa cosa era che gli interventi di chi comandava dovevano essere sempre tendenzialmente unilaterali: si poteva fare una sola cosa, anche se non si era la Cina, e abbattere 12.500 pastori tedeschi infatti provocò le reazioni dell’agguerrita frangia animalista della nazione, e di fuori anche. Le reti di associazione internazionale diedero atto a una mobilitazione mai vista prima, milioni di persone in tutto il continente scesero per strada con i loro cani abbaianti grandi e piccoli e ogni altro animale domestico, tutti travestiti da pastore tedesco ringhiante e armati di un hashtag manifestarono tutto il loro disappunto, non senza spiacevoli disordini ed episodi di violenza. Il problema non fu questo però, anche se molti davvero speravano che sarebbe stato solo questo: una quantità di cani così grande non si era mai vista riversata per le strade, cani di razza, col pedigree, mescolati a bastardini di proprietari punk, mescolati a randagi di strada, mescolati a piccioni viaggiatori. L’epidemia fu devastante, il numero delle vittime non si contava ma veniva pareggiato dal numero delle vittime di depressione, e quando il virus si scoprì essere trasmissibile all’uomo, fu definitivamente vietato di scendere per le strade in balìa di mute di cani rabbiosi, aprendo sempre di più la strada per la depressione in solitaria e l’eventuale (e meno frequente di quanto si possa credere) suicidio. Ma il malumore e lo sconforto non potevano durare a lungo, non era veramente il caso: il paese aveva orgogliosamente e clamorosamente trovato il futuro dei suoi giovani di provincia, coraggiosi e gettati in strada a salvare un futuro senza attributi di città.

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